Ad inizio 2018 gli orologi elettrici come, ad esempio, quelli dei forni di casa o di alcune radiosveglie, hanno subito notevoli ritardi. La colpa non è di una cattiva regolazione o di una questione meccanica. Tutto è dipeso dalla frequenza delle rete elettrica in Europa. Nei primi due mesi dell’anno, infatti, si sono verificati lievi ma continuativi scostamenti di frequenza, che è finita al di sotto del valore nominale. Gli effetti del fenomeno, rivelati a inizio marzo dall’ENTSO-E, Associazione europea degli operatori delle reti di trasmissione elettrica (TSO), sono tutto sommato trascurabili a livelli di impatto - gli orologi elettrici, che non hanno un sistema di clock al quarzo, sono numericamente pochi - ma celano implicazioni di natura politica e regolatoria molto più rilevanti. Le deviazioni di frequenza sul sistema elettrico europeo sono infatti dovute a contrasti politici fra Serbia e Kosovo e alla mancata compensazione da parte dei Serbi dei consumi elettrici kosovari.

La rete elettrica europea è interconnessa in modo “sincrono”, grazie alle linee di trasmissione in corrente alternata che collegano fra loro i Paesi dell’area continentale, Italia inclusa, oltre alla Turchia e alcuni Paesi del nord Africa. Come tutti i sistemi elettrici anche quello europeo si basa sul perfetto bilanciamento, istantaneo, tra produzione e consumo. L’indicatore di questo equilibrio è proprio la frequenza di rete, fissata in Europa a un valore nominale di 50 Hz. Variazioni di questo parametro, dovute a squilibri fra generazione e consumo, rivelano quindi un non corretto match fra le due componenti del sistema. Eventi ricorrenti, come ad esempio l’aumento di carico nelle ore serali per l’aumento di consumi non coperto dalla generazione fotovoltaica, assente dopo il tramonto, sono compensati tramite la produzione dei generatori convenzionali.

La stabilità della rete è ottenuta in maniera automatizzata tramite interventi su centrali convenzionali. Occorre ovviamente stabilire anzitutto chi debba compensare gli sbilanci con un’adeguata potenza e in tempi rapidissimi. La cosiddetta regolazione “primaria” viene messa in campo da generatori abilitati al manifestarsi di un disturbo. Esiste anche una regolazione “secondaria” gestita su aree di controllo dai TSO per bilanciare la frequenza e il bilancio complessivo di potenza nell’area di riferimento. L’azione coordinata dei regolatori secondari di tutte le aree porta ad annullare sia gli errori di frequenza sia le deviazioni dei flussi di potenza.

Da ultimo interviene la regolazione "terziaria", che consiste nella modifica manuale, su richiesta del TSO, della potenza di alcuni gruppi di generazione: così si ripristinano le riserve di potenza “erose” dalla regolazione secondaria.

E’ fondamentale per la stabilità della rete che la regolazione sia coerente in tutte le aree di controllo ed è sufficiente uno squilibrio in un’unica zona per portare effetti indesiderati su tutta la rete. Ed è quello che è successo fra gennaio e marzo nell’area di pertinenza di Serbia a Kossovo.

A causa dell’assorbimento di potenza kosovara non compensato dai Serbi, tutto il sistema europeo si è dovuto impegnare per ripianarlo. L’energia “mancante” ha raggiunto i 113 GWh – il consumo di alcune ore in Italia – facendo scendere il valore della frequenza della rete. Una diminuzione inferiore ai 3 millihertz è bastata a rallentare gli orologi elettrici. Per correggere il ritardo, a metà marzo ENTSO-E ha portato la frequenza di rete un po’ al di sopra dei 50Hz in modo da recuperare il ritardo pregresso.

Quello che emerge è che un evento apparentemente lontano, un problema di scambi energetici nell’area balcanica, ha un impatto non trascurabile su tutti gli altri Paesi. In questo caso non è stata messa a repentaglio la sicurezza, come invece è già avvenuto in altre circostanze: nel 2006 si sfiorò un blackout europeo a causa di un problema in Germania, scongiurato anche grazie ad alcuni distacchi di carico in Italia inseriti nella procedura del piano di difesa della rete che contribuì a “salvare” il sistema.

L’affermazione della generazione da fonti rinnovabili non programmabili (FRNP), quali eolico e fotovoltaico, pone nuove problematiche legate alla necessità di coprire il carico “residuo”, ossia quello al netto da tali fonti, che solitamente non forniscono regolazione di frequenza ma aumentano i margini di regolazione richiesti nel sistema.

Questi interventi hanno un impatto significativo sui costi di dispacciamento pagati in bolletta. L’evoluzione del sistema elettrico verso un modello sempre più caratterizzato dalle FRNP e dalla generazione distribuita richiede, quindi, maggiori sforzi e più ricerca per dare vita a opportuni interventi di regolamentazione e di normativa tecnica che possano garantire sicurezza e stabilità nel settore elettrico.

 

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